lunedì 29 aprile 2013

The Vogue Factor: il libro denuncia sul mondo della moda


L’ex editor di Vogue Australia, racconta nel libro "The Vogue factor"il dietro le quinte del mondo patinato delle passerelle, fatto di modelle sempre più magre che mangiano pezzi di cotone e stoffa per tenere sotto controllo i morsi della fame.
Siamo ormai abituati a considerare il mondo della moda come un mondo a cui aspirare, un mondo da cui prendere spunto, da cui copiare. Ne abbiamo sentiti di pettegolezzi su questa realtà, alcuni assurdi, altri incredibili e ci hanno lasciati increduli, basiti a volte affascinati. Un mondo, questo, fatto di enormi contraddizioni, non sono misteri i casi di anoressia tra le modelle e le privazioni che devono affrontare per rispettare i canoni dettati in questa società. Nonostante i pettegolezzi o le storie a cui le cronache danno risalto, il mondo della moda è un mondo chiuso, paragonabile a una setta, in cui non è facile entrare, ma una volta entrati non è nemmeno facile uscirne, per cui le notizie che arrivano all’opinione pubblica, sono sapientemente studiate per suscitare tutti i sentimenti sopra descritti, ma si sta ben attenti a non far trapelare la verità.

Per questo motivo la testimonianza data da Kirstie Clements, editor di Vogue Australia per 13 anni, insider dell’industria della moda, nel suo libro The Vogue Factor, ha fatto saltare sulla sedia i grandi della moda, shockando, allo stesso tempo, il mondo intero.
La Clements racconta il dietro le quinte del mondo patinato, fatto di ragazze che trovano normale che le proprie colleghe vengano ricoverate perché disidratate e reidratate tramite un sondino, di ragazze che si rivolgono al chirurgo estetico per farsi asportare il seno e risultare piatte come tavole.
"Immaginate un'azienda in cui i dipendenti siano ridotti alla fame. Alcuni di loro, per gestire i ritmi massacranti imposti dai capi, si chinano a terra, raccolgono pezzi di stoffa e li mangiano per non avvertire i morsi della fame. Stoffa, tessuto, pezzi di cotone, qualunque cosa pur di distrarsi dalle urgenze del proprio stomaco. Qualunque azienda che faccia una cosa simile ai propri dipendenti verrebbe denunciata e forse condannata per abusi. Questo non succede nell'industria della moda dove le modelle, il motore stesso del business, rischiano di morire di fame".
Nonostante le campagne anti-anoressia, nonostante la promessa di utilizzare modelle non scheletriche, i buoni propositi sono presto venuti meno e lo si legge nelle parole della Clements che racconta nei dettagli come le modelle arrivino addirittura ad ingoiare il tessuto per non sentire i morsi della fame.
L’ex editor di Vogue spiega, poi, che oltre alle modelle da passerella, esiste un’altra categoria di modelle ovvero le “Fit”, le quali devono essere ancora più magre di quelle da passerella, su cui gli stilisti provano gli abiti; insomma, sono veri e propri manichini umani. E per soddisfare le esigenze delle case di moda, alcune di queste modelle sono disposte anche a recarsi dal chirurgo plastico e farsi asportare il seno, così da raggiungere i canoni stabiliti dall’industria della moda.
Non manca, ovviamente, chi insinua che la Clements si sia inventata tutto per vendetta dopo essere stata cacciata da Vogue, la rivista di moda più importante al mondo.
Che si creda o meno alle parole della Clements, alla fine poco importa, ma alle immagini che vediamo delle varie settimane della moda sparse per il mondo, a quelle, però, dobbiamo credere, dove sfilano modelle sempre più magre con ossa sporgenti e scapole in bella vista.
Dobbiamo ricordarci sempre che di anoressia si muore

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