Con questo termine ci si riferisce genericamente a tutte le tecniche chirurgiche disponibili per migliorare l’aspetto delle cicatrici.
La cicatrizzazione è un processo naturale programmato per la riparazione di ogni tessuto. La sua estrema efficienza si basa fondamentalmente sulla produzione e deposizione di tessuto fibroso da parte di cellule specializzate, la creazione di una nuova fitta rete di vasi sanguigni in coordinazione con oltre a una complicata serie di eventi che ne permettono il perfetto funzionamento.
L’aspetto finale delle cicatrici dipende da molte variabili: la sede, il tipo di trauma, da condizioni patologiche locali o generali (per esempio, contaminazioni batteriche, diabete, deficit vascolari ecc).
Alcune aree anatomiche guariscono classicamente con esiti cicatriziali minimi (palpebre per esempio) mentre altre lo fanno spesso con difficoltà (dita, ginocchia, per esempio).
La prima cosa da sapere è che le cicatrici (e le smagliature) non possono essere cancellate completamente; il compito del chirurgo plastico è quindi quello di cercare di renderle il meno evidenti possibile e quindi più accettabili.
Vi sono casi in cui per diverse ragioni, la guarigione avviene in modo eccessivo e tumultuoso:quando ciò avviene entro i limiti della ferita originaria si parla di cicatrice ipertrofica; quando i limiti sono superati e la crescita appare realmente incontrollata si parla di cheloide.
La natura retraente delle cicatrici può essere responsabile di seri e importanti deficit funzionali limitando variamente la mobilità delle sedi colpite.La maggior parte delle cicatrici migliorano con il tempo; è fondamentale perciò che prima di ogni scelta di tipo chirurgico sia trascorso un lasso di tempo sufficiente perché la cicatrice sia andata incontro come si dice a “maturazione” e si sia cioè stabilizzata.